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Nelle pentole antiaderenti si troverebbe una sostanza chimica potenzialmente dannosa per la tiroide.
Si tratta dell’acido perfluorottanoico, noto anche come PFOA (Perfluorooctanoic Acid), un derivato chimico non organico impiegato come coadiuvante nella produzione del teflon, materiale che di norma riveste le pentole antiaderenti.
In virtù dell’impiego di PFOA come semplice agente emulsionante, secondo alcuni studiosi questo non è presente nei prodotti finiti poiché il pentolame non contiene quantità misurabili di PFOA. In tal caso, l’uso di padelle e tegami antiaderenti non sarebbe deleterio per la salute.
Ma la vicenda non è ancora chiara.
Già da tempo messo in discussione per la sua pericolosità, il PFOA è stato oggetto di uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives e svolto da un team di ricercatori della University of Exeter (Inghilterra). Analizzando i dati riguardanti 3.974 soggetti, gli studiosi hanno notato che le persone con livelli di PFOA nel sangue superiori del 25% ai valori medi hanno il doppio delle probabilità di andare incontro a disturbi della tiroide. Nella fattispecie le donne, più esposte ai problemi di tiroide.
Gli autori della ricerca sottolineano che test precedentemente condotti su animali avevano già rivelato che l’acido perfluorottanoico era rischioso per il sistema ormonale tiroideo, deputato a regolare, tra le altre cose, la frequenza cardiaca, la temperatura corporea e il metabolismo.
Nel 2006, il PFOA era stato indicato come sostanza probabilmente cancerogena dalla U.S. Environmental Protection Agency (EPA, Agenzia di Protezione Ambientale Americana), tanto che se ne è stabilita l’ eliminazione dai processi di produzione industriale entro l’anno 2015 per contenere quantomeno le emissioni nell’atmosfera e l’inquinamento ambientale.
Non mancano però ricerche sul PFOA che sono giunte a risultati contraddittori in merito alla sua pericolosità per la salute.
L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (European Food Safety Authority), che già aveva fatto stilare il documento “Perfluorottano sulfonato (PFOS), acido perfluoroottanoico (PFOA) e loro sali. Parere del gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare” nel 2008, richiede ulteriori studi su questa sostanza, sulla cui tossicità esistono numerosi indizi ma nessuna prova certa.
A prescindere dalla nocività vera o presunta dell’acido perfluorottanoico, pare sia possibile mettersi al riparo da eventuali rischi seguendo i suggerimenti degli esperti del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).
Gli esperti raccomandano di evitare pentole, padelle e tegami antiaderenti per cuocere cibi a una temperatura superiore ai 260°. In tal caso, pur essendo il PFOA a detta di alcuni assente nel prodotto finale, il PFOA può svilupparsi (e qui cala nuovamente il mistero) a quella temperatura, a cui si può arrivare cuocendo fritture, carne senza condimento adottando l’antiaderente come se fosse una griglia o dimenticando l’antiaderente senza alimenti sul fuoco. Le alte temperature peraltro sono in grado di degradare le antiaderenti, originando un’altra sostanza cancerogena, il tetrafluoroetilene.
Inoltre è indispensabile non lavare il pentolame antiaderente con spugne abrasive e disfarsi delle antiaderenti quando presentano dei graffi.